Aprirsi all’altro, aprirsi all’arte
Sviluppare il progetto Terre d’Aenòr ci ha subito spronato ad andare oltre il concetto di degustazione per spingerci verso qualcosa di intangibile e potentissimo.
In fondo per noi non si è mai trattato solamente di produrre vino. Abbiamo capito che la bottiglia non era che un punto di partenza per allargare la nostra visione, rinnovare la cantina e renderla luogo di connessioni, la destinazione che imposti su una mappa per condividerla con le persone più care.
Perché produrre un buon vino può apparire semplice. Ma dare il via a qualcosa di più grande che fa entrare in contatto le persone, il territorio e il vino e mette in moto esperienze è tutt’altra cosa. È una rivoluzione.
Per noi la cantina è un luogo relazionale fatto di persone e stimoli. Vi abbiamo fatto convergere e riversato influenze artistiche, contaminazioni e suggestioni provenienti da universi culturali distanti e vicini al mondo del vino.
Tra le nostre ispirazioni, Dadamaino occupa un posto d’onore. Le sue opere geometriche danno origine a un moto dinamico, un segno iconico e sensazioni visive e percezioni inedite che permeano il nostro immaginario.
C’è poi una visione femminile che trova nella vigna il suo fulcro: la terra madre che accoglie intimamente le radici, la loro crescita e infine i frutti. La terra in quanto sorgente di vita e manifestazione divina è presente anche in un’immagine classica: la Venere botticelliana, simbolo di energia vivificatrice e forza motrice della natura.
Con le bollicine Terre d’Aenòr vogliamo trasmettere piacevolezza e leggerezza; con la cantina puntiamo a far breccia nel cuore di chi ci scopre.